Buona sera a tutti. Ringrazio gli organizzatori di questa serata, e in particolare la prof.ssa Anna Poerio, per avermi invitato qui oggi in occasione della Conversazione su Alessandro Poerio, poeta e patriota, morto combattendo per la difesa di Venezia. Mi trovo qui i nella triplice veste, di Presidente dell’Associazione Culturale “Faro Tricolore” di Desenzano del Garda, che si occupa ormai da un decennio di divulgazione di storia e cultura, in particolare del Risorgimento. Ma rappresento anche il Coordinamento delle Associazioni Risorgimentali che ha sede a Firenze, come portavoce del Presidente, Prof. Fabio Bertini di cui vi porto il saluto. Infine, come vicepresidente dell’Istituto del Risorgimento, Comitato di Mantova, permettetemi di portarvi un saluto anche del Prof. Umberto Bardini, Presidente del Comitato mantovano.

L’argomento del mio intervento di oggi vuole essere una risposta, sia a coloro che dimenticano le esperienze rivoluzionarie al Sud e attribuiscono i meriti dell’Unificazione solo al Nord Italia,con qualche eccezione per il Centro, sia a coloro che negano che al Sud ci sia stato un eguale fermento e mi riferisco in particolare alla storiografia ufficiale che per anni ha ignorato l’apporto dei Meridionali nel processo unitario. Ma mi riferisco in modo particolare a quelle frange neoborboniche che stravolgono il lavoro degli storici, come dimostra la recente polemica tra la Professoressa Renata De Lorenzo, Presidente dell’Istituto di Storia Patria di Napoli, e Gennaro de Crescenzo, e contestano le tesi dei veri meridionalisti che non mettevano in discussione l’Unificazione, conquistata a caro prezzo.

I così detti Neoborbonici appunto affermano che le insorgenze del Sud furono un prodotto di agenti esterni, estranei al tessuto sociale meridionale, legato indissolubilmente, a loro dire, ad una presunta Patria Napoletana o Nazione Napoletana, concetto ancor più farneticante, quando l’idea stessa d’Italia era patrimonio comune, non solo degli Italiani, a partire da Dante Alighieri,ma anche dell’elite intellettuale europea, che compiva da secoli il famoso viaggio in Italia per abbeverarsi alle fonti di una cultura ritenuta superiore e non qualificata come milanese, romana, napoletana o veneziana, ma semplicemente italiana.

La storia investì allo stesso modo le regioni settentrionali, come quelle meridionali, dai Longobardi che avrebbero potuto unificare l’Italia mille anni prima, alla dominazione spagnola di Milano, di manzoniana memoria, che al sud, nello stesso periodo, si concretizzò nel Vicereame Spagnolo.

E veniamo ad alcune domande essenziali : Ci furono contatti tra Nord e Sud? La risposta è senz’altro affermativa. Oltre ai Congressi scientifici e alla corrispondenza privata tra letterati, scrittori e artisti, lo dimostra questa serata dedicata ad Alessandro Poerio, che diede la vita per la sua amata “Vinegia”, come viceversa i fratelli Bandiera, veneziani, figli di un ammiraglio della Imperial Regia Marina austriaca, furono condannati a morte per aver tentato di venire in aiuto ai patrioti cosentini. Lo stesso Alessandro Poerio, napoletano, si recò a Firenze dove conobbe Leopardi e Ranieri ed intrattenne rapporti strettissimi con Nicolò Tommaseo, dalmata.

Ci fu un risorgimento nel Sud? Anche qui la risposta è affermativa, pensiamo ad esempio a Carlo Pisacane e alla Spedizione di Sapri, ma ancor prima fu Palermo la prima città italiana ad insorgere nel gennaio del Quarantotto.

Spesso le insorgenze meridionali anticiparono i più noti eventi settentrionali, a parte forse le tre guerre di indipendenza combattute tutte al Nord, ma da contingenti in cui erano presenti volontari provenienti da ogni parte d’Italia e quindi anche dal Sud. Ad esempio nella Battaglia di San Martino, territorio di Desenzano del Garda, erano presenti dai 7000 ai 9000 volontari di altre regioni.

Il percorso iniziato appunto con le celebrazioni del 150°anniversario della battaglia di Solferino e San Martino, nel 2009, e culminato nel 2011 con la ricorrenza del 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, continua quest’anno con il recupero della memoria dei fatti del 1848- 1849, il biennio rivoluzionario, che fu definito “La Primavera dei Popoli” , ma che iniziò già prima, nel 1847, con la rivolta del Distretto calabrese di Gerace e Reggio Calabria, che costò il sacrificio dei “Martiri di Gerace”, ingiustamente dimenticati dalla storiografia ufficiale, ma non da Alessandro Poerio che in loro memoria scrisse la bellissima poesia “Ai martiri della causa italiana” Ora soloUn piccolo monumento a Gerace ne tramanda la memoria . Michele Bello, Pietro Mazzone, Gaetano Ruffo, Rocco Verduci e Domenico Salvadori, tutti appartenenti a famiglie benestanti, erano giovanissimi,studenti universitaridi Giurisprudenza a Napoli, la città che aveva versato il suo tributo di sangue con la repressione del 1799, quando fu abbattuta la Repubblica Partenopea, che diede alla Storia figure nobilissime come Gennaro Serra di Cassano o Eleonora de Fonseca Pimentel, fondatrice e redattore del Monitore Napoletano, Mario Pagano, giurista di fama o Domenico Cirillo, medico e patriota, e Domenico Cimarosa, che scrisse l’inno della Repubblica e morì in esilio proprio a Venezia ed ancora prima il giovane Emanuele De Deo, impiccato in Piazza Mercato, la cui epigrafe si trova in una traversa di via Toledo.

Napoli, città di punta dell’Illuminismo italiano , con Filangieri, Galiano e tanti altri, fu infatti, insieme alla Milano di Cesare Beccaria e dei Fratelli Verri, il principale centro di diffusione dell’Illuminismo in Italia.

Parlare oggi di Alessandro Poerio, ma anche del fratello Carlo o del padre , Giuseppe, significa anzitutto sottolineare il ruolo dei volontari nel percorso che condusse all’Unità, un volontariato molto diverso da quello di oggi, spesso sostenuto da organizzazioni e talvolta ben retribuito.

Ricordare la figura e l’opera di Alessandro Poerio ha dunque una duplice valenza : contrapporsi ai negazionisti della Storia, che da una parte o dall’altra vorrebbero dividere l’Italia e risospingerla ai “prischi dolor” e opporsi a quelle sconsiderate riforme dei programmi della scuola che hanno progressivamente marginalizzato il Risorgimento e addirittura vorrebbero eliminare lo studio della Storia, cancellando così la memoria di un popolo che si fonda anche sul ricordo degli eroi del passato che ne costituiscono l’identità, annullando nei giovani il senso critico che da sempre la Storia insegna alle nuove generazioni.

L’Associazione culturale “Faro Tricolore” è perciò profondamente onorata di partecipare a questa commemorazione che va nel senso della Coesione nazionale e non della contrapposizione tra Nord e Sud. Ricordiamo che la famiglia Poerio conobbe il carcere e l’esilio, ma non rinunciò mai all’idea di un’Italia Unita. Viva l’Italia, Viva Alessandro Poerio e i tanti patrioti, intellettuali, o figli del popolo, che trovavano naturale arruolarsi come volontari e combattere per la libertà e l’unità d’Italia, sentimenti allora diffusi in tutti gli strati sociali, ma in particolare tra gli intellettuali che attraverso i giornali, i fogli clandestini e la corrispondenza privata si tenevano in contatto con i comitati che operavano su tutto il territorio della Penisola. i Mille di Garibaldi, quelli della prima spedizione che sbarcò a Marsala, erano in gran parte lombardi, in particolare bresciani e bergamaschi, che non esitarono a rischiare la vita in un’impresa creduta impossibile. Giustamente Napolitano, con la sua presenza a Quarto, aprendo le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia, ha voluto sottolineare l’importanza del 5 maggio 1860 nel cammino dell’Unificazione e rendere doveroso omaggio, contro i detrattori attuali, alla figura di Giuseppe Garibaldi, eroe carismatico del Risorgimento che non trasse alcun vantaggio da un’impresa che modificò il corso della Storia, regalò un regno ai Savoia e fece l’Italia Unita. Egli seppe fare da cerniera tra le due anime del Risorgimento, quella democratica e popolare che faceva capo a Mazzini, e quella liberale e moderata, rappresentata da Cavour, che poi di fatto prevalse, imponendo la soluzione monarchico- sabauda.

Si poteva fare meglio, si poteva fare di più, ma questa è l’Italia che tanti patrioti, come Alessandro Poerio, ci hanno regalato.

Maria D’Arconte

Presidente dell’Associazione Culturale “Faro Tricolore” di Desenzano del Garda

Discorso per Napoli “ Una Conversazione su Alessandro Poerio” 5 febbraio 2019
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