Il Coordinamento nazionale delle Associazioni risorgimentali fu costituto il 3 aprile del 2004. Nacque con il nome di Coordinamento Nazionale del Risorgimento e, con tale denominazione, lo si trova nello Statuto e in diversi documenti. Si è però preferito l’attuale dizione una volta che si è constatato come alcuni interlocutori lo confondessero con l’Istituto Nazionale del Risorgimento e, in conseguenza, si provvederà al momento di rinnovare lo Statuto.

L’idea iniziale nacque dai contatti tra il Comitato Livornese per la Promozione dei Valori Risorgimentali e il Comune di Solferino, allora guidato dal professor Luigi Lonardi, presto estesa ad altri soggetti sensibili, il Comune di Ancona, il Comitato Nazionale per le Onoranze ai Caduti nella Campagna dell’Agro romano per la Liberazione di Roma, in rappresentanza di Mentana e Monterotondo, specialmente per mezzo del Museo nazionale della campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma, il Comune di San Marcello Pistoiese.

Gavinana fu scelta per il suo significato simbolico, legato alla figura di Francesco Ferrucci, considerato  nel periodo risorgimentale un simbolo dell’idea repubblicana, ed a molti episodi evocanti il principio della libertà e del sacrificio.  Il simbolo del Comitato, il Ferruccio, fu scelto di conseguenza e realizzato di sua mano dallo stesso professor Lonardi, valente pittore.

In questi anni, il primo e più importante risultato è stato avere fatto circolare un’idea di aggregazione intorno ai valori del Risorgimento, intesi nel lungo periodo della storia italiana fino alla Costituzione repubblicana e, naturalmente, vivi anche successivamente. La reciproca partecipazione delle diverse componenti ha consentito nuovi e proficui rapporti che si sono poi ampliati con l’ingresso di altre associazioni in quello che può definirsi un vero e proprio movimento. Altri risultati hanno riguardato la difesa e la valorizzazione dei simboli e di ricorrenze come quella del 17 marzo, che hanno visto prese di posizione del Coordinamento apparse sulla stampa anche nazionale. Il continuo lavoro delle associazioni nelle scuole, l’azione pedagogica presso la cittadinanza, l’opera perché si avvicinassero sempre di più la società civile, le forze armate e ogni altro soggetto che si riconosca nei valori scaturiti dal Risorgimento, la produzione di una mole non indifferente di studi e convegni, hanno fatto conoscere sempre di più il Coordinamento.

Fino dall’inizio a Gavinana, è stato chiaro a ogni associazione che ha aderito al Coordinamento la necessità di collegare i temi e i significati risorgimentali del proprio territorio a una superiore prospettiva nazionale e – lo si disse con molta forza già alla fondazione – europea. Quando i comitati e le associazioni avevano cominciato questo lavoro di politica civile e culturale i valori del Risorgimento apparivano insidiati nelle radici più profonde, a cominciare dal valore dell’Unità nazionale e parevano invece avere delle prospettive nello scenario europeo. A Gavinana c’era una appassionata partecipazione e – per così dire – un clima di festa che culminò nella sottoscrizione dello Statuto del Coordinamento nazionale, nel quale, pur facendo riferimento alle associazioni, si citavano quali protagoniste le località, e nella elezione a presidente nazionale di Luigi Lonardi. Un secondo scenario di questo tipo si riprodusse in una riunione del 16 novembre 2012, a Firenze, presso il Liceo Dante, sotto il Tricolore dei volontari del 1859. C’erano volti nuovi e nuove associazioni e il clima era ancora positivo. Fu una bella rassegna di attività e fu un rilancio dei propositi, mentre la più convinta unanimità affidava di nuovo a Luigi Lonardi il compito di rappresentare e consigliare tutti. C’erano allora il Comitato Livornese per la promozione dei valori risorgimentali, il Comitato Fiorentino per il Risorgimento, il  Comitato di Prato, il Comitato di Arezzo, il Faro Tricolore di Desenzano del Garda, l’Associazione nazionale Veterani e Reduci Garibaldini di Firenze, il Comune di Solferino, la Soprintendenza Speciale del Polo Museale Fiorentino, l’Associazione Tolentino 815 e la Fondazione Ferretti di Castelfidardo. In particolare, per l’Associazione Tolentino 815, era presente il presidente, Paolo Scisciani, la cui perdita, di lì a poco, impoverì non poco lo spirito propulsivo del Coordinamento che pure non si perse.

Altri incontri ci sono stati, come quello di Solferino del 27 giugno 2015 che si legava alle celebrazioni della battaglia, e che recò recava la novità di una massiccia partecipazione di amici dell’Associazione “Varese per l’Italia”.  Dal punto di vista programmatico, quell’incontro ebbe grande rilievo perché fissava tre prospettive d’azione: l’orientamento a non recepire più, come era stato in un primo tempo, i soggetti individuali, accogliendo invece le associazioni, i comitati, le società che condividessero i principi statutari; l’individuazione di nuovi effettivamente operanti e attendibili da coinvolgere e cooptare nel Coordinamento stesso; la creazione di un sito internet specificamente dedicato e visibile, da tenere continuamente aggiornato; l’avvio di un’attività scientifica che, senza porsi in concorrenza con l’attività dell’Istituto Nazionale del Risorgimento e con le Società del Risorgimento ad esso collegate, ma anzi ricercando sinergie, desse ulteriore visibilità al movimento.

Nel frattempo, un particolare contributo è venuto dalla crescita del Coordinamento toscano dei Comitati del Risorgimento, per il fatto che, il numero dei Comitati esistenti nella Regione è cresciuto in maniera assai considerevole e che diversi di essi hanno chiesto di far parte del Coordinamento Nazionale delel Associazioni Risorgimentali. Tutti questi fattori hanno fatto sì che, dai pochi soggetti fondatori, si sia passati a una rete più ampia con una crescita proporzionale dei doveri organizzativi.

Effettivamente, il problema della visibilità del Coordinamento nazionale appare ncora la questione fondamentale per la quale occorre ribadire scopo e senso dell’organizzazione. Per questo il sito del Coordinamento appare un nuovo valore aggiunto per la conoscenza che potrà consentire di una iniziativa che altro scopo non ha che contrapporsi ai fenomeni di disgregazione dell’unità nazionale attraverso gli strumenti della conoscenza storica e della diffusione dei valori in tutti gli ambienti, a cominciare dalla scuola in seno alla quale il Risorgimento soffre di una “innaturale” carenza.

A che serve un Coordinamento nazionale? Non ha il compito di farsi carico di questioni che spettano ai singoli comitati sul loro territorio né, tanto meno, di sollecitare iniziative sui territori. Il suo compito è garantire un comune lavoro intorno agli scopi dello Statuto che conviene richiamare:

«Coordinare l’attività dei Componenti allo scopo di promuovere e divulgare i valori Risorgimentali che, maturati in epoca illuminista, hanno portato all’unità d’Italia, alla libertà politica e sociale e tramite la Resistenza e la Guerra di Liberazione, fino  alla Costituzione democratica. Un cammino segnato da passi dolorosi, determinanti anche per il raggiungimento della pace tra i popoli e l’unità politica  dell’Europa»

Il compito del Coordinamento non è perdersi nei diversi rivoli delle attività locali che le Associazioni compiono benissimo da sé. La sua forma politica ideale è di tipo confederale, nel rispetto delle autonomie  dell’azione dei singoli comitati. Da pochi mesi è scomparso Luigi Lonardi, grande motore del Coordinamento, ma il lavoro non poteva fermarsi. Il Coordinamento deve vivere e crescere.

Il suo compito è perseguire la massima diffusione possibile di quei principi condivisi. Il Coordinamento Nazionale deve ispirarsi a questo compito, lavorando per la diffusione dei valori che rappresenta, raccogliendo le forze che sicuramente ci sono e quelle che ancora non è stato possibile identificare, rendendosi visibile. Un particolare appello è rivolto alle organizzazioni che operano nel Mezzogiorno d’Italia, in quelle terre che hanno dato molto per il Risorgimento, con sofferenze morali e materiali che oggi, a torto, qualcuno vuole disconoscere. Se tutti i punti della riunione di Solferino rimangono validi, più urgente di tutti è l’esigenza di coinvolgere soggetti di quelle terre e, più in generale, dei territori dove più debole è il senso dell’unità nazionale e dove più forte è la presa del revisionismo.

Lì più che mai ha senso l’opera del Coordinamento nazionale se può far sentire a chi opera nelle condizioni più difficili, se non nell’isolamento, che c’è una sponda e ci sono idee e risorse, morali e intellettuali. La formula migliore resta quella che unisce la divulgazione dei valori risorgimentali sul territorio, presso la cittadinanza e nelle scuole, e la solidità di un lavoro storico che ricostruisca – senza preconcetti positivi o negativi – la realtà storica. Non un Risorgimento edulcorato o fantastico, ma il Risorgimento di un Paese che l’ha realizzato in condizioni difficili, perché voleva divenire Nazione libera e moderna – e per questo europea – qualche volta con contraddizione, ma sempre con il coraggio di alcuni che, da pochi, hanno saputo diventare molti con la forza del loro esempio.